Misure di sostegno al reddito si, ma non per tutti!
- laura vinci
- 25 mar 2020
- Tempo di lettura: 2 min
L'emergenza COVID-19 non abbandona le nostre giornate, le restrizioni continuano e le difficoltà per lavoratori, aziende, amministrazioni non diminuiscono.
Per gli addetti ai lavori il mese di marzo è stato ed è ancora, un susseguirsi di novità legislative o meglio regolamentari, più a suon di DPCM che di decreto-legge, in forza dei quali, oltre alle misure di contrasto alla diffusione del virus sono state emanate misure di contenimento degli effetti economici negativi causati dal virus. In queste settimane sono stati previsti ammortizzatori sociali, sospensioni di pagamenti, indennità; misure di sostegno al reddito si, ma non per tutti!
I lavoratori dipendenti possono accedere al trattamento di Cassa Integrazione, i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS sono beneficiari di indennità, mentre nulla è previsto in favore delle libere professioni. Al momento vi è una disuguaglianza di trattamento tra lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS e liberi professionisti iscritti alle Casse private; disuguaglianza questa, non giustificata da una maggiore forza del mondo delle professioni ordinistiche, i cui livelli di reddito e il relativo potere d’acquisto sono strettamente legati al ciclo economico (secondo il Rapporto Censis 2019 su dati Cassa forense, il reddito medio di un avvocato è di 38 mila euro l'anno, molto meno se si esercita nel Mezzogiorno, ancora meno se si è donna e in generale si raggiunge una indipendenza economica solo dopo 5-10 anni di carriera). In questo particolare momento storico, è indubbio che ci sia una penalizzazione anche per il mondo delle libere professioni, e a mio vedere per le professioni legali, i tribunali sono vuoti, i processi fermi, i licenziamenti bloccati.
Probabilmente i professionisti iscritti alle Casse private potranno accedere al Fondo di ultima istanza art. 44, misura da definire ma che si ipotizza verrà subordinata alla prova fornita dal professionista di un calo di fatturato determinato dall’emergenza sanitaria, a fronte invece di un sostegno automatico per gli autonomi iscritti alla gestione separata INPS.
Probabilmente le casse private non hanno risorse economiche sufficienti per soddisfare la richiesta dei propri iscritti, la Cassa forense ne conta circa 245 mila, allora dovrebbe essere lo Stato ad intervenire. Proprio lo Stato che dovrebbe assicurare un sostegno ai lavoratori non calibrato in base alla tipologia di lavoro svolto, sia esso in forma di dipendenza, di autonomia, ma in relazione alla minore o maggiore condizione di fragilità del lavoratore.



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